L’alta marea errante veneziana dell’ottobre 2024
La ciclica ricorrenza della Biennale d’arte di Venezia mi ha portato ancora una volta a lasciare delle tracce erranti lungo le calli veneziane. Piccoli gesti situazionisti che dialogano col territorio grazie a una poetica dirompente e debordante, un’alta marea di Poesia errante che si discosta e si mimetizza nell’acqua alta a cui è soggetta la città. Tra le varie incursioni, sono tre le Fermate poetiche comparse nei primi giorni di ottobre, una vicino alla stazione di S. Lucia e le altre due su delle briccole poste tra l’Arsenale e S. Zaccaria.
Anche questa volta è tornata nello stesso punto di due anni fa una di quelle più calzanti di sempre.
Le onde.
Il vento.
Il sole.
La sabbia.
Siamo soli
solo se pensiamo
che tutto questo
non sia parte di noi stessi.
In questa ricorrenza a sostenere e a rafforzare questa poesia di mare è arrivata anche quest’altra.
Le Fermate poetiche sono caratterizzate dal fatto di essere un rimando al mio lavoro di conducente di autobus e questo particolare è enfatizzato dall’orario reinventato posto alla base del cartello poesia posizionato invece nella parte superiore.
Ecco una foto ravvicinata dell’orario esplicativo:
L’orario qui sopra visibile appartiene al terzo e ultimo intervento di questo tipo installato vicino alla stazione S. Lucia.
Una tripletta degna di una città a cui sono storicamente legato, in quanto proprio qui ho vissuto il mio periodo di leva militare.
Oltre alle Fermate poetiche è comparso un polpetto di Octopoiesis. Un tipico polpetto alla veneziana che lascia tracce d’inchiostro a zonzo. Un buffo personaggio nato nel 2019 da un mix poetico dello Stendiversomio e di Acqua Salata.
Eccolo in azione imboscato nell’anfratto di un muro, lungo una calle di grande passaggio.
L’occasione lagunare mi ha portato anche a riprendere alla mano i Surgelamenti (al link indicato paragrafo 6′ campagna), i quali hanno fatto la loro comparsa nel freezer di una delle molteplici Coop dislocate tra i sestieri. Piccoli pescetti surgelati che attendono di essere scoperti e portati con sé a casa all’interno del proprio congelatore. E di essere tirati fuori nei momenti di sconforto.
All’interno della Biennale hanno fatto la loro comparsa varie Imboscate letterarie (al link indicato alla 2a campagna) tra i libri dei rispettivi bookshop. Poesia clandestina che si intrufola tra le pagine dei libri messi in vendita. Una sorta di segnalibro abusivo che vi attende qualora compraste qualche articolo qui esposto.
Ecco una foto che immortala uno dei momenti dell’imboscata.
Sempre all’interno della Biennale hanno trovato posto anche alcuni segnaporta poetici di Non disturbare. Maniglie che si sono ben prestate ad accogliere una sana poetica non richiesta.
Le poesie dei Segnaporte poetici trattano temi inerenti il confine tra lo spazio pubblico e quello privato, su quel punto di passaggio che rappresentano le porte. Ovviamente lo fanno da varie prospettive. Qui di seguito è visibile il lato B, il testo poetico esplicativo che si trova in ogni segnaporta. Sul lato A la poesia, l’aforisma, ecc, sul lato B la narrazione errante che ci introduce in altre dimensioni esistenziali.
Infine, come si vede dalla copertina dell’articolo, sono comparsi pure alcuni cartelli dei Consigli per gli altruisti.
Questo tipo di intervento nasce con l’intento di spiazzare, di confondere le idee mimetizzandosi tra i molteplici stimoli da cui siamo investiti giorno dopo giorno lanciando messaggi ironici, taglienti, non sense, ecc. Segnali che utilizzano il linguaggio mediatico contemporaneo rovesciandone il senso. Una lezione raccolta dalla Poesia visiva e concreta degli anni ’50 e ’60 e riproposta qui con una modalità aggiornata più confacente a questi anni.
Questo segnale dei Percossi turistici è tristemente assai calzante per una città come Venezia assaltata e letteralmente saccheggiata dai turisti.
Oltre agli interventi veneziani è comparsa anche una traccia a Mestre, un classicone di questo periodo:
E per chiudere la carrellata veneziana ecco il link di una Gif-Reel di IG su quella Fiaba sdrucciolevole chiamata Venezia:
E così fu un’alta marea di Poesia errante veneziana.
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